A ZACINTO PARAFRASI

A ZACINTO PARAFRASI


-Né più mai toccherò le sacre sponde

ove il mio corpo fanciulletto giacque,

Zacinto mia, che te specchi nell’onde

del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde

col suo primo sorriso, onde non tacque

le tue limpide nubi e le tue fronde

l’inclito verso di colui che l’acque

cantò fatali, ed il diverso esiglio

per cui bello di fama e di sventura

baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,

o materna mia terra; a noi prescrisse

il fato illacrimata sepoltura.


PARAFRASI (1)

Io non toccherò mai più la terra sacra dove il mio corpo da bambino giacque, o mia Zacinto, che ti rifletti nelle acque del mare greco dalle quali nacque, vergine, la dea Venere, che rese fertili quelle isole con il suo primo sorriso, per cui non potè non cantare le tue limpide nuvole e la tua vegetazione il verso famoso di colui che raccontò i viaggi per mare voluti dal fato e le peregrinazioni in terre diverse, grazie alle quali, famoso per la sua gloria e per la sua disavventura, Ulisse potè tornare a baciare la sua rocciosa isola, Itaca.Tu    non avrai altro che la poesia del tuo figlio, o mia terra materna; per me il destino ha stabilito una tomba su cui nessuno potrà piangere.


PARAFRASI (2)

Non avrò più modo di tornare presso le tue sponde sacre dove il mio corpo di fanciullo giacque
come su terra-madre, Zacinto mia (è l’antico nome greco di Zante, l’isola ionia dove nacque
Foscolo) che ti specchi sulle onde del mare greco dalla cui spuma nacque Venere (dea
procreatrice) che rese feconde quelle isole col suo primo sorriso, per cui i versi sublimi di
Omero non poterono non cantare la limpidezza delle nubi e la sua boscosità e nell’Odissea i
mari su cui la forza dei fati sospinse Ulisse in un esilio lungo attraverso paesi e popoli diversi
per cui nobilitato dalla sventura non meno che dalle gloriose vicende di guerra, riuscì al fine a
rientrare a baciare la sua Itaca pietrosa. Tu, o mia terra materna, non avrai altro canto che
quello del figlio a cui il fato a prescritto una sepoltura illacrimata (senza lacrime).


PARAFRASI (3)

Non toccherò più le sacre rive dove sono nato, dove ho vissuto da fanciullo,
mia Zacinto, che ti rifletti nelle acque del mar Ionio, dalle cui acque
nacque Venere che col suo primo sorriso ha reso fertili quelle isole, perciò
(onde) non poté non celebrare il tuo clima e la tua vegetazione, la poesia
illustre (inclito verso) di Omero che cantò il peregrinare sul mare
voluto dal fato di Ulisse e il suo errare in luoghi diversi, in seguito a cui, reso
famoso per le sventure sopportate, approdò alla sua patria, la rocciosa Itaca, e
ne baciò il suolo.
A te, Zacinto, o mia terra materna, toccherà una sorte diversa (da quella di
Itaca che ha visto il ritorno di suo “figlio” Ulisse), avrai solo la poesia di questo
tuo figlio (Foscolo); poiché il fato ha deciso per me una sepoltura non
confortata dalle lacrime dei vivi (illacrimata), cioè in una terra straniera, in
esilio.


PARAFRASI (4)

…E io non toccherò mai più le tue rive sacre
dove trascorsi la mia infanzia,
o mia Zacinto, che ti specchi nelle onde
del mare greco da cui nacque la vergine
Venere, e [ella] rese feconde quelle isole
con il suo primo sorriso, così che non si esentò
dal descrivere le tue limpide nuvole e i tuoi alberi
la poesia illustre di Omero, che
cantò le navigazioni volute dal Fato e il vario esilio
per cui Ulisse, reso bello dalla fama e dalla sventura,
baciò la petrosa isola di Itaca, sua terra nativa.
O mia terra materna, tu non avrai altro che il canto del tuo
figlio; a me il fato impose una tomba
sulla quale nessuno giungerà a versare le sue lacrime.


a zacinto,a zacinto